...............................RAGIONE--->è un sapere oggettivo:è
...................................INCONTROVERTIBILE
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FACOLTA'.........(IMMAGINAZIONE)
..
...............................SENSI------->governano le OPINIONI
....................................e cambiano secondo
....................................epoca e soggetto
mercoledì 3 ottobre 2007
mercoledì 19 settembre 2007
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FORME DI GOVERNO CORRETTE E SCORRETTE
Aristotele visse in un periodo in cui la polis era influenzata dall’egemonia macedone.
I filosofi di quel tempo definivano l’uomo come “animale naturalmente sociale”; deve quindi essere socievole, e non solitario come gli dei, per poter realizzare le sue opere e sé stesso nel modo migliore.
A questo proposito Aristotele raccolse 158 costituzioni di Stati diversi, per poterne studiare i pregi e i difetti, a cui però a noi giunge solo la Costituzione degli Ateniesi.
Dal suo studio, il filosofo fece un prospetto per distinguere le varie forme di Governo che fino ad allora si erano costituite nei luoghi da lui studiati: forme corrette e forme scorrette.
.................Monarchia ------contrapposto a----> Tirannide
...............(governo di uno solo)...................(strapotere di uno solo)
...............Aristocrazia ------contrapposto a----> Oligarchia
..........(governo dei migliori)..............(vantaggio della classe ricca)
.................... Politìa -----------contrapposto a-------> Democrazia
...........(governo della ..............................(quando prevale l'interesse
.....moltitudine a vantaggio .............................di una parte della
...............di tutti)...................................popolazione, quella povera)
È anche vero che una stessa forma di governo può assumere sfumature diverse a seconda che privilegi il bene della maggioranza dei cittadini o l’arroganza di una parte contro l’altra.
Così anche Aristotele dovette farsi un’idea di governo buono e auspicabile: la polita secondo lui, era la forma che assicurava ai cittadini alcune di quelle delle condizioni perché ci possa essere la pace all’interno dello Stato:
1. benessere materiale e spirituale (CONDIZIONE AUREA)
2. numero non troppo elevato di cittadini
3. buona posizione geografica della città
4. indole coraggiosa e intelligente nei cittadini
5. collaborazione tra le classi sociali
6. proprietà dei beni ma con un uso ridotto del denaro.
Aristotele visse in un periodo in cui la polis era influenzata dall’egemonia macedone.
I filosofi di quel tempo definivano l’uomo come “animale naturalmente sociale”; deve quindi essere socievole, e non solitario come gli dei, per poter realizzare le sue opere e sé stesso nel modo migliore.
A questo proposito Aristotele raccolse 158 costituzioni di Stati diversi, per poterne studiare i pregi e i difetti, a cui però a noi giunge solo la Costituzione degli Ateniesi.
Dal suo studio, il filosofo fece un prospetto per distinguere le varie forme di Governo che fino ad allora si erano costituite nei luoghi da lui studiati: forme corrette e forme scorrette.
FORME CORRETTE FORME SCORRETTE
.................Monarchia ------contrapposto a----> Tirannide
...............(governo di uno solo)...................(strapotere di uno solo)
...............Aristocrazia ------contrapposto a----> Oligarchia
..........(governo dei migliori)..............(vantaggio della classe ricca)
.................... Politìa -----------contrapposto a-------> Democrazia
...........(governo della ..............................(quando prevale l'interesse
.....moltitudine a vantaggio .............................di una parte della
...............di tutti)...................................popolazione, quella povera)
È anche vero che una stessa forma di governo può assumere sfumature diverse a seconda che privilegi il bene della maggioranza dei cittadini o l’arroganza di una parte contro l’altra.
Così anche Aristotele dovette farsi un’idea di governo buono e auspicabile: la polita secondo lui, era la forma che assicurava ai cittadini alcune di quelle delle condizioni perché ci possa essere la pace all’interno dello Stato:
1. benessere materiale e spirituale (CONDIZIONE AUREA)
2. numero non troppo elevato di cittadini
3. buona posizione geografica della città
4. indole coraggiosa e intelligente nei cittadini
5. collaborazione tra le classi sociali
6. proprietà dei beni ma con un uso ridotto del denaro.
martedì 18 settembre 2007
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RAPPORTO TRA ETICA E POLITICA
Etica e politica fanno parte di quelle scienze che Aristotele indica come “scienze pratiche” .
La politica riguarda la scienza che studia le forme di governo degli uomini all’interno dello Stato. Invece l’etica si interessa al comportamento individuale come subordinato alla politica.
Secondo Aristotele è molto importante lo studio dell’etica, per la quale ha anche scritto un importante e famoso libro intitolato “Etica Nicomachea”, in quanto analizzando il comportamento individuale delle persone e quindi anche la stessa vita politica, si assicura la felicità delle persone.
Per i Greci, infatti, la vita politica, era il massimo che un uomo poteva realizzare nella sua vita, dato che per natura è considerato un essere sociale, e quindi non solitario come potevano esserlo gli dei.
La politica riguarda la scienza che studia le forme di governo degli uomini all’interno dello Stato. Invece l’etica si interessa al comportamento individuale come subordinato alla politica.
Secondo Aristotele è molto importante lo studio dell’etica, per la quale ha anche scritto un importante e famoso libro intitolato “Etica Nicomachea”, in quanto analizzando il comportamento individuale delle persone e quindi anche la stessa vita politica, si assicura la felicità delle persone.
Per i Greci, infatti, la vita politica, era il massimo che un uomo poteva realizzare nella sua vita, dato che per natura è considerato un essere sociale, e quindi non solitario come potevano esserlo gli dei.
LE RANOCCHIE NELLA PANNA (da "Lascia che ti racconti" di J. Bucay)
C’erano una volta due ranocchie che caddero in un recipiente di panna.Si resero subito conto che sarebbero annegate era impossibile rimanere a galla per tanto tempo in quella massa densa come le sabbie mobili. All’inizio le due rane si misero a sgambettare nel tentativo i raggiungere il bordo del recipiente. Ma era inutile; riuscivano soltanto a sguazzare sul posto e ad affondare. Diventava sempre più difficile risalire e respirare.Una di loro disse ad
alta voce: “Non ce la faccio più. E’ impossibile uscire di qui. Non si può nuotare in mezzo a questa roba viscida. E dato che devo morire, non vedo perché prolungare la mia sofferenza. Non riesco proprio a capire che senso abbia morire di sfinimento per uno sforzo inutile.Detto questo smise di scalciare e affondò rapidamente, inghiottita dal denso liquido biancastro.L’altra rana, più costante o forse più cocciuta disse fra sé: “Non c’è verso di salvarsi!! Non si può fare nulla per andare avanti in mezzo a sta roba … e ppure. Anche se la morte si avvicina preferisco lottare fino all’ultimo respiro: non voglio morire neanche un secondo prima che sia giunta la mia ora”. Continuò a sguazzare sempre sul posto, senza muoversi di un millimetro, per ore e ore.E a un tratto, con tutto quello zampettare e ancheggiare, agitare e tirar calci, la panna si trasformò in burro. Meravigliata la ranocchia spiccò un salto e pattinando raggiunse il bordo del recipiente. Lo scavalcò e se ne ritornò a casa gracidando allegramente.

lunedì 10 settembre 2007
UNA TAZZA DI TE'

Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli dichiarò:
"Sono venuto a in formarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi".
"Posso offrirti una tazza di tè?" gli domandò il maestro.
E incominciò a versare il te da una teiera.
Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
"Ma cosa fai?" sbottò il filosofo. "Non vedi che la tazza è piena?".
"Come questa tazza" disse il maestro "anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture perchè le si possa versare dentro qualcos'altro...Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?"
"Sono venuto a in formarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi".
"Posso offrirti una tazza di tè?" gli domandò il maestro.
E incominciò a versare il te da una teiera.
Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
"Ma cosa fai?" sbottò il filosofo. "Non vedi che la tazza è piena?".
"Come questa tazza" disse il maestro "anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture perchè le si possa versare dentro qualcos'altro...Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?"
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